I buoni, i brutti e i cattivi della Finanza Mondiale

“Il buono, il brutto e il cattivo” era il titolo del celeberrimo Western di Sergio Leone uscito in Italia nel dicembre 1966. Vorremmo ripercorrere insieme, come per gioco, le caratteristiche principali dei protagonisti di allora assegnando le rispettive parti agli attuali attori che calpestano la scena economica e politica internazionale.

Una massima di Whei Zheng – consigliere del potente Tang Taizong fondatore di una delle più longeve dinastie della storia cinese (al potere al 618 al 907) – ammonisce di “prestare molta attenzione ai difetti delle persone che sembrano andarci a genio e nel contempo di sforzarsi di individuare i pregi di coloro che non ci piacciono”. Applicando la saggia esortazione possiamo senz’altro individuare in Mario Draghi, in Shinzo Abe ed in Angela Merkel coloro i quali hanno giocato un ruolo molto positivo per la finanza mondiale. Tuttavia, per essere in linea con il consiglio millenario, vale la pena ammettere che se è vero che il momento del “whatever it takes” ha senza ombra di dubbio segnato l’inversione della crisi dell’euro, è altrettanto vero che il mandato assegnato al governatore della banca centrale europea di perseguire un tasso di inflazione nell’area euro molto vicino al 2% non è ancora stato pienamente rispettato. Donald Trump stenta a tradurre in fatti concreti e definitivi  i suoi roboanti annunci elettorali: l’Obamacare continua a sopravvivere; ma gli Usa si sfileranno dal Nafta e dagli accordi ambientali di Cop21, il dollaro debole farà molto comodo alle esportazioni americane così come una minore tassazione dei profitti sarà altrettanto vantaggiosa per le imprese americane.

Il protezionismo e la progressiva chiusura delle frontiere Usa non sono opzioni molto gradite al resto del mondo pertanto Trump va inserito nella categoria dei brutti, coloro che non piacciono ai mercati finanziari. Per par condicio, il suo più grande avversario Putin, con le sue politiche nazionaliste, le sue annessioni e la sua indipendenza di pensiero e imprevedibilità, che arriva all’uso della forza, non piace molto al consensus internazionale e potrebbe rientrare nella medesima categoria occupata dal Presidente Usa. Anche la May, con la sua tenace brexit-mania non piace agli europei, speriamo che piaccia almeno ai suoi elettori. Veniamo ai cattivi, purtroppo sembrano e forse sono la maggioranza. Non si sa da dove iniziare.

Erdogan con la sua feroce repressione, aiutato indirettamente dal prezzolato silenzio europeo, sta “normalizzando” la Turchia sotto gli occhi di un mondo di fatto indifferente o impotente. Maduro, in Venezuela, il paese con le più consistenti riserve di greggio mondiali e la guida suprema nord coreana Kim Jong-un sono i cattivi per eccellenza ma che dire dei leader siriano e saudita? I cattivi banchieri e i non perfetti organi di vigilanza, unitamente alla speculazione mondiale, alle cicale greche o del sud Europa sono tutti anch’essi annoverabili tra i cattivi.

Ma cosa pensare di un Macron o di un Modi? Sono sorti come astri splendenti raccogliendo intorno a loro le migliori aspettative di tutti, sapranno tenere fede alle speranze in loro riposte? Il rischio di deludere può diventare a breve certezza. Per i mercati potrebbe essere un duro risveglio. Prepariamoci al peggio augurandoci il meglio!

 

GALBIATI CARLO F.F.
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